Vivisezione - da "La Pelle" di Curzio Malaparte

Un giorno Febo uscì, e non tornò più. Lo aspettai fino a sera, e scesa la notte corsi per le strade, chiamandolo per nome. Tornai a casa a notte alta, mi buttai sul letto, col viso verso la porta socchiusa. Ogni tanto mi affacciavo alla finestra, e lo chiamavo a lungo, gridando.

All'alba corsi nuovamente per le strade deserte, fra le mute facciate delle case che, sotto il cielo livido, parevano di carta sporca. Non appena si fece giorno, corsi alla prigione municipale dei cani. Entrai in una stanza grigia, dove, chiusi in fetide gabbie, gemevano cani dalla gola ancora segnata dalla stretta del laccio del chiappino. II guardiano mi disse che forse il mio cane era rimasto sotto una macchinai o era stato rubato, o buttato a fiume da qualche banda di giovinastri. Mi consigliò di fare il giro dei canai, chi sa che Febo non si trovasse nella bottega di qualche canaio?


L'8 settembre 2010, in soli 10 minuti, dalle 12.05 alle 12.15, il Parlamento Europeo ha approvato la discussa Direttiva 86/609/CEE sulla vivisezione. Inutili le decine di migliaia di firme raccolte dalle associazioni animaliste.


Tutta la mattina corsi di canaio in canaio, e finalmente un tosacani, in una botteguccia di Piazza dei Cavalieri, mi domandò se ero stato alla Clinica Veterinaria dell'Università, alla quale i ladri di cani vendono per pochi soldi gli animali destinati alle esperienze cliniche. Corsi all'Università, ma era già passato mezzogiorno, la Clinica Veterinaria era chiusa. Tornai a casa, mi sentivo nel cavo degli occhi un che di freddo, di liscio, mi pareva di aver gli occhi di vetro. Nel pomeriggio tornai all'Università, entrai nella Clinica Veterinaria. Il cuore mi batteva, non potevo quasi camminare, tanto ero debole e oppresso dall'ansia. Chiesi del medico di guardia, gli dissi il mio nome. II medico, un giovane biondo, miope, dal sorriso stanco, mi accolse cortesemente e mi fissò a lungo prima di rispondermi che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarmi.
Apri una porta, entrammo in una grande stanza nitida, lucida, dal pavimento di linoleum azzurro. Lungo le pareti erano allineate l'una a fianco dell'altra, come i letti di una clinica per bambini, strane culle in forma di violoncello: in ognuna di quelle culle era disteso sul dorso un cane dal ventre aperto, o dal cranio spaccato, o dal petto spalancato:
Sottili fili di acciaio, avvolti intorno a quella stessa sorta di viti di legno che negli strumenti musicali servono a tender le corde, tenevano aperte le labbra di quelle orrende ferite: si vedeva il cuore nudo pulsare, i polmoni dalle venature dei bronchi simili a rami d'albero, gonfiarsi proprio come fa la chioma di un albero nel respiro del vento, il rosso, lucido fegato contrarsi adagio adagio, lievi fremiti correre sulla polpa bianca e rosea del cervello come in uno specchio appannato, il groviglio degli intestini districarsi pigro come un nodo di serpi all' uscir dal letargo. E non un gemito usciva dalle bocche socchiuse dei can i crocifissi.
Al nostro entrare tutti i cani avevano rivolto gli occhi verso di noi, fissandoci con uno sguardo implorante, e al tempo stesso pieno di un atroce sospetto: seguivano con gli occhi ogni nostro gesto, ci spiavano le labbra tremando. Immobile in mezzo alla stanza, mi sentivo un sangue gelido salir su per le membra: a poco a poco diventavo di pietra. Non potevo schiuder le labbra, non potevo muovere un passo. Il medico mi appoggiò la mano sul braccio, mi disse: "coraggio". Quella parola mi sciolse il gelo delle ossa, lentamente mi mossi, mi curvai sulla prima culla. E di mano in mano che progredivo di culla in culla, il sangue mi tornava al viso, il cuore mi si apriva alla speranza. A un tratto, vidi Febo.
Era disteso sul dorso, il ventre aperto, una sonda immersa nel fegato. Mi guardava fisso, e gli occhi aveva pieno di lacrime. Aveva nello sguardo una meravigliosa dolcezza. Non mandava un gemito, respirava lievemente, con la bocca socchiusa, scosso da un tremito orribile. Mi guardava fisso, e un dolore atroce mi scavava il petto. "Febo" dissi a voce bassa. E Febo mi guardava con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Io vidi Cristo in lui, vidi Cristo in lui crocifisso, vidi Cristo che mi guardava con gli occhi pieni di una dolcezza meravigliosa. "Febo" dissi a voce bassa, curvandomi su di lui, accarezzandogli la fronte. Febo mi baciò la mano, e non emise un gemito.
Il medico mi si avvicinò, mi toccò il braccio: "Non potrei interrompere l'esperienza" , disse, "è proibito. Ma per voi... Gli farò una puntura. Non soffrirà".
Io presi la mano del medico fra le mie mani, e dissi, mentre le lacrime mi rigavano il viso: "Giuratemi che non soffrirà".
"Si addormenterà per sempre", disse il medico, "vorrei che la mia morte fosse dolce come la sua".
Io dissi: "Chiuderò gli occhi. Non voglio vederlo soffrire. Ma fate presto, fate presto!".
"Un attimo solo" disse il medico, e si allontanò senza rumore, scivolando sul molle tappeto di linoleum. Andò in fondo alla stanza, apri un armadio.
Io rimasi in piedi davanti a Febo, tremavo orribilmente, le lacrime mi solcavano il viso. Febo mi guardava fisso, e non il più lieve gemito usciva dalla sua bocca, mi guardava fisso con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Anche gli altri cani, distesi sul dorso nelle loro culle, mi guardavano fisso, tutti avevano negli occhi una dolcezza meravigliosa, e non il più lieve gemito usciva delle loro bocche.
A un tratto un grido di spavento mi ruppe il petto: "Perchè questo silenzio?", gridai, "che è questo silenzio?".
Era un silenzio orribile. Un silenzio immenso, gelido, morto, un silenzio di neve.
Il medico mi si avvicinò con una siringa in mano: "Prima di operarli", disse, "gli tagliamo le corde vocali".


"Nessun scopo è così alto, da consentire metodi così indegni"
Albert Einstein sulla vivisezione.


 

ROMA - Sabato 25 settembre 2010
CORTEO NAZIONALE CONTRO LA VIVISEZIONE
Ore 15.00 – Piazza della Repubblica

Per chiudere gli allevamenti di animali destinati ai
laboratori.

Invito veramente tutti a partecipare a questa manifestazione che si svolgera' a Roma,
andiamoci facciamo sentire...
Quando penso che siamo nel 2010 e ancora esistono queste barbarie..ma che schifo!!
ma come si puo'? Spero solo che questa gente la paghi cara, veramente cara.
Non e' giusto. E da fare venire il vomito.
comunque io parto appositamente da Venezia per andare a questa manifestazione. Fatelo anche voi vi prego!! Diamo un po' di voce a questi poveri esseri indifesi.

Il giorno 8 settembre 2010, in soli 10 minuti, dalle 12.05 alle 12.15, il Parlamento Europeo ha approvato la discussa Direttiva 86/609/CEE sulla vivisezione. Inutili le decine di migliaia di firme raccolte dalle associazioni animaliste.

Siamo di fronte a una occasione mancata: in Europa, ogni anno, dodici milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori di ricerca, e moltissimi di loro continueranno a soffrire inutilmente anche quando test scientifici alternativi sono a portata di mano.

Il Parlamento europeo non ha perseguito con sufficiente determinazione l’obiettivo di ricercare e diffondere metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali, pratica che offende il sentimento collettivo.

Cosa cambia:
1 La cavia può essere vivisezionata di nuovo.
La legge attuale stabilisce (art.10) che «un animale non può essere utilizzato più d'una volta in esperimenti»; la nuova direttiva prevede invece il riutilizzo in diversi casi, ad esempio se l'invasività delle procedure precedenti «era lieve o moderata»
2 Test anche da svegli (e senza antidolorifici)
Pur prevedendo in generale l'uso dell'anestesia («salvo non sia opportuno» ai fini del test) la nuova legge introduce deroghe anche per il trattamento degli antidolorifici, sempre che siano compatibili, dice «con la finalità della procedura»
3 Sperimentazione anche su cani e gatti randagi
La normativa attuale non parla di impiego di randagi mentre la nuova direttiva, vietandone l'uso, prevede deroghe nel caso in cui «è scientificamente provato che è impossibile raggiungere lo scopo della procedura se non utilizzando un animale selvatico o randagio»
4 Sono autorizzati interventi invasivi su animali per scopi didattici
5 Ammesse procedure (di tortura) quali il nuoto forzato fino all'esaurimento o l'isolamento di cani o primati per lunghi periodi.

Per di più, da oggi è proibito agli Stati membri di adottare misure più rigorose di quelle contenute nella Direttiva stessa, non incentivando quindi l’uso dei metodi sostitutivi, scientificamente soddisfacenti e disponibili.

A metà del 1800 il cardinale John Newman scriveva:

«C'è qualcosa di pauroso, di diabolico nelle torture inferte a chi non ci ha mai fatto del male, non può difendersi ed è completamente in nostro potere»

"Un'atrocità non è minore per il fatto che viene commessa in un laboratorio ed è chiamata ricerca medica: resta sempre un'atrocità"

George Bernard Shaw

"Nessun scopo è così alto, da consentire metodi così indegni"

Albert Einstein sulla vivisezione...