Castelluccio di Norcia tra fioritura, storia e leggende

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La piana di Castelluccio di Norcia da maggio a luglio cambia volto e si trasforma in un tripudio di sfumature variopinte, grazie a quello spettacolo della natura chiamato "La Fioritura", un patrimonio da valorizzare e tutelare, capace di sopravvivere al potere distruttivo del terremoto.

Castelluccio di Norcia, video

Un luogo la cui storia si perde nell'alba dei tempi, avvolto nella leggenda e nel mistero celato da un lussureggiante e rigoglioso velo naturale. "Potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno mai la primavera" recitava Pablo Neruda e noi, reinterpretandolo, diciamo che "Potrano crollare le case e le strade ma mai si fermerà la Fioritura di Castelluccio".

Questo "paradiso" è infatti stato fortemente minacciato dalle scosse di terremoto che hanno investito il centro Italia, e sono state oggetto della cronaca recente. Il 30 ottobre 2016 scorso il sisma ha interessato anche la zona di Norcia e dintorni, distruggendo tra le tante cose, anche  il borgo di Castelluccio di Norcia e le vie d'accesso, provocando inevitabilmente dei fortissimi disagi anche alla viabilità dei coltivatori locali. Grazie però alla collaborazione tra la Regione, le cooperative di agricoltori, Coldiretti e Anas, anche quest'anno è stata resa possibile la semina e la successiva fioritura nella piana, che come sostiene l'Ansa, sin dai primi di giugno ha iniziato a tingersi delle prime colorazioni paglierine, in attesa dell'ampliamento della tavolozza cromatica previsto proprio in questo periodo.

La fioritura di Castelluccio

Situata a circa 1400 metri nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, la Piana di Castelluccio di Norcia, nel periodo tra fine maggio e luglio, cambia volto e si tinge di sfumature che vanno dal rosso al viola, conferitegli dalle numerose varietà di fiori che ogni anno vengono seminate dai coltivatori locali.

Il meraviglioso accostamento cromatico che si viene a creare rende la piana meta del turismo culturale di tutto il mondo, e tra le tante specie vegetali presenti, si ricordano le genzianelle, i narcisi, le violette, i papaveri, i ranuncoli, gli asfodeli, la viola Eugeniae, i trifogli, le acetoselle, ma soprattutto la lenticchia, prodotto tradizionale della zona, la "Lénta" come viene chiamata dai locali, raccolta originariamente a mano dalle "carpirine", soprannome derivatogli dal metodo utilizzato detto carpinatura. Attualmente, nonostante il processo di coltivazione venga eseguito tramite mezzi meccanici, i coltivatori sono rimasti fedeli ai ritmi legati al passato, conferendo all'evento stesso della fioritura un'anacronistica purezza.

Piana di Castelluccio ©Capsoni

Purezza che, in quanto tale, per forza e per fortuna, sottostà alle leggi della natura, e perciò di imprevedibile previsione: viene stimata la fioritura per il periodo compreso tra fine maggio e luglio, ma in base alle condizioni climatico-ambientali ogni anno si presenta diversa dalla precedente, ecco perché non esiste materialmente un giorno o un momento più o meno favorevole per recarsi in visita alla piana, anche se lo sforzo e l'incertezza sono parte del suo miracolo.

Alle molteplici specie di flora, si aggiunge una fauna unica. Nella Piana, situata ad una tale altitudine, si possono scorgere durante un'escursione, animali tipici di quelle alture appartenenti alla famiglia dei cervidi di piccole dimensioni come i caprioli. I quali, se uniti ad una flora simile allestiscono il palcoscenico adatto ad uno spettacolo meraviglioso e disarmante, capace di trasportare lo spettatore verso una dimensione mitologica e immaginaria. Il tessuto del luogo è infatti costituito dalla trama Storia e dall'ordito Mitologia, che nel tempo si sono intrecciati creando un legame indissolubile, e rendendo quasi impossibile comprendere dove cominci una e dove finisca l'altra. Si hanno poche notizie accreditate sulla storia del Borgo di Castelluccio, certamente è noto che la sua fondazione sia strettamente connessa alla pastorizia e alla necessità di sedentarietà che ne derivano, ma molto altro si perde nella leggenda.

Lago di Pilato

Lo stesso nome dei Monti sibillini deriva da una credenza mitologica avente per protagonista la Sibilla, così come sono ricchi di credenze e di leggende le storie legate al Monte Vettore alto 2.476 m, il Lago di Pilato, e i Piani di Castelluccio con Pian perduto, Pian grande e Pian piccolo, che formano i 70.000 ettari del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, e dei quali si narrano racconti riguardanti lo stesso Ponzio Pilato, il mondo degli inferi e delle fate; da quest'ultime prende infatti il nome un sentiero del Monte Vettore denominato proprio "Sentiero delle Fate".

Del resto sono proprio le leggende locali che tenevano compagnia alle persone davanti al fuoco nei lunghi periodi invernali, tramandate da generazioni fino ai giorni nostri, a forgiare le tradizioni e la cultura locali e allo stesso tempo nazionali, in quanto rappresentative del patrimonio del nostro paese così come la fioritura stagionale, paradiso in terra. La magnificenza della fioritura di Castelluccio di Norcia, è stata infatti inserita nella lista dei 101 paradisi naturali italiani, redatta dal giornalista Gabriele Salari, testimoniando quanto luoghi come questo, si collochino oltre il reale.

Questa fioritura assurge in qualche modo a simbolo di rinascita, naturale e umana, quale monito e spinta verso una speranza di ricrescita del borgo antistante, e in generale dai luoghi colpiti dal terremoto. Un invito a lottare per non essere avvinti dalle avversità, motivo per cui anche tesori come questo, devono essere protetti e tutelati, quali emblemi del patrimonio naturale e culturale italiano, ambasciatori del nostro paese nel mondo.

Fabrizio Capsoni - Redazione Italia Meravigliosa