Può essere considerato normale per un orso ballare o per delle foche giocare con un pallone? Oppure per un elefante mantenere il suo peso di diverse tonnellate sulle sole zampe posteriori? O per dei felini saltare attraverso un cerchio infuocato? Purtroppo per stravolgere completamente l'istinto di un animale, si deve necessariamente ricorrere alla violenza.
Per far alzare alternativamente le zampe ad un orso si ricorre a piastre e pungoli elettrici (nel passato a braci ardenti), per fa "sorridere" un pony lo si punge ripetutamente sul muso con uno spillone, in modo che durante lo spettacolo si ricordi il dolore ed esegua l'esercizio. Il circo che utilizza gli animali è questo, anche se molte persone non ne conoscono alcuni risvolti, limitandosi magari solo a vederne gli spettacoli e a gioire delle loro perfomance.
Allontanati dal loro ambiente naturale e, nel caso dei cuccioli anche dalla madre, vengono relegati in luoghi innaturali e ostili; quando non sono obbligati a svolgere gli "spettacoli" e gli esercizi, rimangono per il resto del tempo in gabbie anguste, assolutamente non adatte a soddisfare le più elementari esigenze etologiche, a volte incatenati (come nel caso degli elefanti), vittime del caldo e del freddo. Per molti animali non abituati al lungo inverno europeo, il freddo rappresenta un vero e proprio tormento. Anche i continui spostamenti creano gravi disagi, visto che avvengono in condizioni durissime ed estenuanti.
Gli animali in cattività, sofferenti a causa di spazi inadeguati alle specie, convivenze difficili con altri animali, stress e frustrazione, dimostrano il loro disagio con comportamenti definiti dagli esperti come "anormali": movimenti ripetitivi privi di senso, scatti della testa dall'alto verso il basso o in modo ondulatorio, ossessivo camminare avanti e indietro.
Uno studio recente ha individuato un comportamento disturbato in una grande quantità di specie tra cui elefanti, cavalli, lama, leoni e tigri. I comportamenti spaziavano da animali chiaramente disturbati ad altri "solo" fortemente frustrati, i quali forse ripetono lo stesso percorso semplicemente perché non hanno altro posto dove andare. Una sofferenza continua, insomma.
Nel lungo periodo necessario per piegare la volontà di un animale si arriva anche a togliergli acqua e cibo, "alla lunga - ha affermato un domatore - devono assecondare l'uomo o morire". Alcuni, forse i più fortunati, scelgono la morte.
Forse bisognerebbe solo chiedersi se tutto questo può continuare ad essere "uno spettacolo divertente" per noi esseri umani e se ognuno di noi accompagnerebbe il proprio figlio o nipote al circo in cui sono presenti animali. I bambini possono ridere nel vedere un animale costretto ad esercizi innaturali per la sua specie e ad atteggiamenti umanoidi ma, sicuramente, non ne trarranno alcun beneficio, né sotto l'aspetto pedagogico e didattico-culturale, né per lo sviluppo della propria sensibilità. Anzi l'animale al circo, sottoposto al volere umano, all'imposizione coercitiva dell'addestramento, al ridicolo, crea nel bambino un'ottica totalmente distorta e totalizzante del rapporto uomo-animali. Al circo si insegna ai bambini che gli animali sono giocattoli viventi, che non meritano rispetto e che non hanno una dignità propria. L'animale al circo esiste solo in quanto è buffo, "addobbato" come un uomo ed in quanto fa ridere ma non esiste in sè, con le proprie peculiarità e necessità e con il proprio bisogno di libertà.
La testimonianza di un ex lavoratore (poi licenziatosi perché disgustato dai maltrattamenti intollerabili a cui assisteva quotidianamente) del famoso circo Ringling Brothers Barnum è rilevante: "Sono entrato nei circhi per stare con gli animali ed occuparmi di loro, ma mi sono accorto che vengono maltrattati in nome del divertimento. Cavalli presi a pugni, tigri ed elefanti picchiati, frustati e torturati anche con scosse elettriche durante l'addestramento. Vedevo abusi ogni giorno". Barnum è americano ma i circhi di tutto il mondo si avvalgono degli stessi metodi per piegare gli animali alla volontà dei domatori. E in Italia il problema è il medesimo. Responsabili del radicamento della 'cultura' del circo con animali, nel nostro Paese sono le stesse leggi che, a partire dal 1968, ne hanno sancito ufficialmente il valore educativo, culturale e sociale e che, sulla base di questo presupposto, stanziarono finanziamenti pubblici statali, percepiti a tutt'oggi dai circensi, ogni anno. La Legge 337/68 recita infatti: "lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore". Vi si stabilisce il diritto al contributo pubblico nonché l'obbligo da parte delle amministrazioni comunali di ospitare le attività circensi autorizzate sul proprio territorio in aree opportunamente individuate. Dopo diversi anni, nel 1985, la Legge n.163 'Nuova disciplina degli interventi dello stato a favore dello spettacolo' rimarca questa linea attribuendo al circo una quota percentuale fissa del Fondo Unico per lo Spettacolo. Nessuno dei due citati provvedimenti legislativi prende minimamente in considerazione la condizione degli animali, vittime incolpevoli e protagoniste, loro malgrado, delle performance circensi e della loro ingiusta prigionia. Non un cenno a regole né a qualsiasi indicazione volta e garantire livelli minimi di benessere per gli animali: il consiglio nazionale per lo spettacolo, istituito dalla legge 163, pur essendo composto anche da rappresentanti del circo, non prevede alcuna figura, ad esempio un veterinario, a tutela degli animali utilizzati. Non si può dire dunque che con tali premesse si possa sperare in un'imminente dismissione degli animali nei circhi in Italia, dal momento che le istituzioni non fanno altro che rafforzare e valorizzare tale forma di spettacolo che, già obsoleta negli anni sessanta e decisamente in crisi, avrebbe, senza l'intervento statale, fatto il suo decorso naturale: il circo con animali non aveva né allora né tanto meno oggi alcuna speranza di sopravvivere con le proprie forze, in quanto il mantenimento degli animali rappresenta un costo elevatissimo per il budget circense. Dunque si può ragionevolmente pensare che senza l'intervento statale il circo si sarebbe evoluto naturalmente, con la graduale eliminazione degli animali, verso una formula di intrattenimento più civile, liberandosi da quelle esibizioni ottenute a un prezzo troppo alto, etico, economico e morale.
Alcuni circhi hanno scelto di non utilizzare più gli animali: gli australiani "Flyng Fruit", i canadesi "Cirque du soleil", i francesi "Les Colporteurs", gli americani "Minimus", "Nuage", "Hiccup" e molti altri, valorizzando al meglio la bravura dei giocolieri, trapezisti, clown, comici, mimi, contorsionisti. Il circo dovrebbe essere solo loro. Questa è la direzione da seguire, l'unica civile.
Livia Borile