Linda Fregni Nagler, fotografare la fotografia

In mostra a Milano, sino al 30 luglio 2011, negli ampi e sobri spazi della Galleria Monica De Cardenas l'interessante lavoro Shashin no Shashin, opere di ricomposizione fotografica di Linda Fregni Nagler, un'artista-fotografa di origine svedese che vive e lavora in Italia.


Shashin no Shashin, in giapponese significa “fotografare la fotografia” e proprio Linda, in questa sua prima personale, ci mette a nudo il suo intento critico e riflessivo con il quale utilizza la fotografia, indagandone la tradizione, le convenzioni iconografiche e lo statuto dell’immagine fotografica.

Le sue sono spesso fotografie anonime, commerciali o amatoriali, scattate nella seconda metà dell'Ottocento e nella prima metà del Novecento. Di esse, l’artista apprezza più che degli scatti “d’autore”, gli stereotipi visivi a cui una determinata epoca sottomette la rappresentazione della realtà. L'artista è impegnata in diverse fasi: dopo l'appropriamento concettualmente, le rifotografa, operando così uno scarto temporale ed estetico rispetto all’originale, e infine le ricrea attraverso una laboriosa mise-en-scène.


La personale si snoda lungo un percorso unidirezionale che conta una ventina di stampe in bianco e nero con soggetti tipici della fotografia giapponese del periodo Meiji (1868-1912), in particolare della cosiddetta Yokohama Shashin (Fotografia di Yokohama). Sono scene di vita quotidiana tradizionale giapponese oppure immagini tratte da miti e leggende orientali, che Linda Fregni Nagler ha riproposto in modo unico come Wind Costume, Whispering in Parlor, The Street Singer, Life on the Ocean Wave. A volte la riproduzione del soggetto originale è esatta fino al dettaglio, a volte l’artista si è concessa un margine di invenzione e variazione.


Ha riprodotto arredi di scena, abiti e acconciature, ha inquadrato i tableaux vivants con la stessa angolatura degli scatti originali. In questo, si è conformata volontariamente alla mentalità dei fotografi di Yokohama, secondo i quali non era importante l’originalità del soggetto, proveniente da un repertorio codificato, quanto il virtuosismo e l’efficacia della sua messa in scena. Le opere fotografiche di Linda Fregni Nagler sanciscono la distanza culturale e temporale che ci separa da una tradizione ormai estinta, e gli effetti di straniamento estetico che questa lontananza innesca.


Galleria Monica De Cardenas
Via Francesco Viganò 4, Milano


AR-Redazione FotografArte