Francesca Woodman inedita in mostra a Roma

Giorni fa su Repubblica è uscito un pezzo in cui si segnalava la prossima mostra su Francesca Woodman che verrà inaugurata a Roma il 23 maggio 2011. Questa fotografa è da sempre una fra le mie preferite e in più l'evento si terrà in un luogo a me molto caro: "Il Museo del Louvre" in via della Reginella.

Quindi ho deciso di scrivere due righe anch'io su questo avvenimento che per studiosi e appassionati ha un peso di notevole importanza in quanto verranno presentati documenti inediti. L'esposizione, così come verrà allestita, è frutto di un'idea di Giuseppe Casetti che di Francesca fu amico e in un certo senso scopritore dal momento che la prima personale la Woodman (all'epoca ancora giovanissima e sconosciuta) la fece proprio qui a Roma nella libreria di Giuseppe. Ho approfittato della mia amicizia con lui per farmi dare delle anticipazioni sulla mostra del 23 maggio prossimo.

Premetto che Giuseppe è sempre stato un po' restio a parlare approfonditamente di Francesca e della loro amicizia, lui vive nel suo mondo, un mondo fatto di fotografie e dei libri d'antiquariato della libreria (sempre di sua proprietà) che è accanto al "museo" e non ama raccontare troppo di sè, non per spocchieria ma perché è un uomo estremamente riservato. La nostra conoscenza datata ormai qualche anno mi ha però permesso di farmi dire qualcosa di più. Seduti sulla panchina posta di fronte al suo negozio, in un pomeriggio di maggio, mi ha raccontato come è nata la decisione di questo evento.

Giuseppe Casetti:"Ormai più di vent'anni fa Francesca mi ha diede una scatola grigia e io ora ne ho fatto un catalogo proprio in tela grigia con il suo biglietto da visita attaccato con la spillatrice e di fatto il catalogo riprende quella scatola originale: praticamente è un'altra scatola grigia, io la apro e ci faccio la mostra. (Il catalogo uscirà il 23 maggio prossimo, nello stesso giorno dell'inaugurazione che si terrà al "Museo del Louvre" in via della Reginella 26/28 a Roma). "In un certo senso" prosegue Giuseppe "ho cercato di farne un racconto visivo: praticamente le lettere che lei ha scritto a me e ad altri amici io le ho fotografate e sono diventate esse stesse delle opere; ci tengo a precisare che i testi i lettori se li dovranno leggere così come li avevo io, ossia i testi che erano in inglese sono rimasti in inglese, quelli in italiano sono tradotti in inglese nelle note poiché questa è un'edizione inglese e italiana e prossimamente andrà al Moma di San Francisco e poi al Guggeenheim di New York. In questo lavoro io praticamente ho scelto tutte le foto che raccontano qualcosa di Francesca e ho aggiunto anche i suoi disegni."

Mentre parla mi fa vedere in anteprima la bozza del catalogo e sfogliando mi spiega: "come puoi vedere ci sono le solite foto che faceva lei più altre meno conosciute, come questa ad esempio, dove c'è la mia ex-moglie e - sorride fra sè indicandomi l'immagine - guarda che le ha fatto, doveva farle un servizio fotografico e a lei invece non andava e così è uscita questa foto (osservo e vedo che effettivamente è una fotografia poco ortodossa per un servizio fotografico perché presenta una specie di scarabocchio sul volto del soggetto); poi ci sono delle fotografie con dietro degli appunti in cui lei spiega come ha eseguito gli scatti, poi ci sono inviti della prima mostra, poi ci sono le famose foto del guanto che noi davamo ad ogni artista e l'artista col guanto doveva fare un intervento, poi ci sono disegni di Giuseppe Gallo, qui invece ci sono foto della prima mostra che ha allestito alla galleria di Ugo Ferranti con Cecco Belli, Beppe Gallo e altri, poi ci sone delle cartoline che manda agli amici".
Giuseppe sembra un fiume in piena mentre sfoglia la bozza del catalogo, velocemente, parlando con una rapidità che rende difficile stargli dietro mentre personalmente vorrei poter guardare con più calma ma "non si può, il volume non è ancora uscito e poi l'editore si arrabbia" mi dice frenetico.
Monica Cillario: ma il catalogo l'hai curato tu?
Giuseppe Casetti: Il catalogo l'ho curato io però c'è anche il contributo dell'editore che è uno storico dell'arte che vive a Vienna, e insomma, l'abbiamo fatto insieme"
(L'editore è Francesco Stocchi, che è noto fra le altre cose perché cura la rivista Agma ndr);
Giuseppe continua a elencarmi i preziosi documenti che verranno pubblicati in questo catalogo che io già immagino andrà a ruba fra addetti ai lavori e appassionati: "ci sono le lettere che ha scritto a tutti quanti noi amici raccontandoci com'è il suo lavoro, come si sviluppa la sua opera, come cerca gli spazi espositivi e poi alla fine metto un testo che nel '95, quando feci la mostra qui, chiesi in prestito a Edith Schloss; ti confido che in quell'occasione volevo già fare un catalogo ma non avevo i soldi e così non lo feci però mi è rimasto lo scritto ed è un documento molto bello, in inglese e ora potrò finalmente vederlo pubblicato.
Monica Cillario: Come ti è venuta in mente quest'idea?
Giuseppe Casetti: Beh, perché io da quando lei è morta ho raccolto e conservato moltissimo materiale che mi aveva regalato, poi ho continuato ad archiviare tutto ciò che avevo e che trovavo e ho curato la mostra che si tenne al Palazzo delle Esposizioni (in quell'occasione ci fu anche il contributo di Achille Bonito Oliva ma pure lì in realtà il grosso l'ho fatto io); ricordo che nelle bacheche misi tutto il materiale che Francesca aveva regalato agli amici romani e che per l'occasione mi feci prestare; poi in seguito chiesi di poterlo fotocopiare e ho sempre tenuto tutto lì in un cassetto perché io ho un cassetto pieno di materiale di Francesca poiché, visto che non c'è una Fondazione, nessuno se ne occupa, i genitori stanno in America, insomma, anche se ormai Francesca è conosciutissima ed amata di fatto ancora c'è poco di organizzato, archiviato e catalogato riguardo al suo lavoro e alla sua persona e chiunque deve fare una tesi o uno studio su di lei vieni qui e consulta queste carte e poi mi lascia una copia del lavoro di ricerca che ha fatto, quindi la persona che viene dopo può anche consultare il lavoro fatto da altri studiosi che si sono serviti di questo materiale e dunque sì è creato una specie di archivio nel corso del tempo. E proprio il tempo ormai trascorso mi ha fatto riflettere e recentemente mi sono detto "è trent'anni che Francesca..." insomma è una ricorrenza diciamo, ho questo spazio qui accanto che è nato sulla fotografia, io ho fatto tante mostre su di lei e mi dà anche un po' fastidio vivere su questa sorta di passato così illustre, ma... insomma, alla fine ho pensato che invece di avere tutto quanto qui, di avere le persone che vengono qui, perché non dare tutto questo materiale a un editore e farne un libro e poi da questo libro fare una mostra? Siccome per stampare un libro io i soldi non li avevo e però non volevo più fare mostre di Francesca senza catalogo, perché senza catalogo non rimane niente, allora ho pensato di trovare un editore e l'occasione l'ho avuta dall'incontro con questo giovane critico d'arte che è anche un editore e ... e nulla, ecco che ora la mia idea si è finalmente concretizzata in questo volume di cui tu ora stai vedendo le bozze in anteprima.

Mentre Giuseppe parlava, quando è arrivato al punto in cui mi raccontava che Francesca era morta così prematuramente, così giovane, non ha pronunciato la parola fatidica, ossia non ha parlato del suicidio e questo perché è un evento che ha segnato sia lui che tutti coloro che quel giovane talento lo avevano conosciuto bene. So che lui non ama parlarne ma glielo domando ugualmente "Come hai conosciuto Francesca? Lo hai già raccontato più volte, ma so anche che quando lo fai lo racconti velocemente, non ti va, però io credo che invece parlarne un po' di più, ora che gli anni hanno lenito le ferite, può essere utile, non per morbosa curiosità, ma per far comprendere meglio com'era Francesca.
Giuseppe mi guarda e mi sembra di capire che in fondo ora può parlarne un po' di più senza sentirsi frastornato dal ricordo e infatti, con aria serena mi dice: "Io avevo una libreria che si chiamava Maldoror e più che una libreria era una specie di rifugio, c'era un'umanità particolare in quel posto e guarda caso in questa umanità particolare è capitata questa ragazza, anche perché era il percorso che faceva per andare a scuola, dal momento che lei abitava a San Salvatore in Lauro e a Piazza della Pace c'era il mercatino dove comprava le cose; noi stavano lì vicino e quindi lei ci passava proprio davanti, però passarci davanti era facile ma entrarci era ancora più facile perché era un posto abbastanza particolare anche per il fatto che per quegli anni eravamo all'avanguardia, facevamo mostre, creavamo eventi e questa ragazzina ci passava sempre a far visita e se tu la vedevi aveva un aspetto adolescenziale, con questi polpacci un po' rigonfi dai calzettoni troppo stretti, bianchi, insomma era tutto meno che un'immagine seducente". Giuseppe si sofferma un attimo e sono sicura che mentre parla la mente sta andando indietro a quei momenti lontani, poi prosegue: "Sai, io avevo 25 anni e le ragazzine mi piacevano, insomma era normale no? e 'sta ragazzina veniva lì da noi a guardare le fotografie, a volte ne comprava qualcuna e poi se ne andava e quindi faceva parte un po' del paesaggio della nostra libreria, però personalmente non ci avevo mai parlato; un giorno invece arrivò con una scatola grigia e mi disse 'io faccio foto'; io aprii la scatola e questo contrasto tra il suo fisico che vestiva con tutte queste palandrane- portava dei gonnoni lunghissimi, ampi, com'era tipico in quegli anni- e questo corpo così seducente che veniva fuori dalle immagini che man mano tiravo fuori da quella scatola... beh, ha creato subito in me questo cortocircuito ma poi, al di là della bellezza di questo corpo fisico, vedere quelle foto così belle... insomma abbiamo fatto la prima mostra e lì è nata quest'amicizia; in seguito mi ha regalato alcune fotografie e poi... e poi è morta subito, è morta presto poverina e poi niente queste foto sono rimaste per tanti anni chiuse perché eravamo un po' tutti turbati da questa morte; sai adesso è passato del tempo ma allora era presente e, come dire?... il fatto è che quando ti muore un amico e poi in quel modo. La verità è che avevamo quasi paura di ridestare quest'energia, di farla rivivere attraverso una personale. Ricordo che quando feci, dopo anni, la mostra qui, nel '95, avevo dei grossissimi problemi a livello emotivo; poi c'è stata l'esposizione del 2000 ma anche all'epoca non ebbi il coraggio di inventarmi io, dai ricordi, dei titoli per le foto e così insieme a quella che all'epoca era la mia seconda moglie (che è critica d'arte), mettemmo un solo unico titolo, "Roma, agosto 1977-1978".
Questa volta invece, anche perché ormai è diventata una cosa un po' più pubblica e meno privata, ho preso coraggio e ho cercato di dar dei nomi a queste fotografie che cercano anche di ricordare in modo più puntuale dei momenti rappresentativi del suo lavoro e della sua opera ed è sostanzialmente così che è nata questa mostra che comunque è particolare rispetto alle altre perché non privilegio, come in passato, le foto, ma privilegio i disegni, le carte, gli appunti, tutti questi memorabilia; certo ci saranno le famose foto storiche, ma la cosa importante sarà questa volta proprio l'aspetto cartaceo, il materiale d'archivio, gli appunti di Francesca.

Monica Cillario: ho letto che ci saranno foto inedite.
Giuseppe Casetti: "no, è stato scritto in un articolo che ci saranno 80 opere inedite, ma no, questo è falso; ci sono 80 opere che io faccio diventare delle foto perché ho fotografato i disegni, gli appunti e questi sì sono inediti ma non sono tout court fotografie inedite di Francesca; ci sono dei disegni inediti e quelli sono fondamentali perché diciamo che la mostra nasce sui disegni, sugli appunti, sulle lettere, poi ci sono delle foto che sono dei memorabilia, per esempio c'è una foto che Francesca in una lettera manda a Edith (una polaroid di cm8 x 8, 5 dove c'è il suo studio a New York) e questo per me è un inedito, poi c'è una serie di 6 scatti che lei regalò a Enrico Luzzi dove c'è appunto Francesca nello studio di Beppe Gallo in cui stanno preparando lo studio per delle pose e appare lei mentre si spoglia e mentre prepara la macchina fotografica e queste sono foto di Francesca sì, ma nel senso che sono foto che la ritraggono, certo è comunque materiale inedito, ma non sono suoi scatti inediti; poi c'è una foto inedita che ritrare lei che fotografa Edith e Ida, la cagnetta di Edith e questo perché c'è una lettera in cui Francesca chiede di Ida, però insomma non è che sono foto che fanno vedere opere mai viste, semplicemente fanno vedere delle cose intime di Francesca, queste sì, mai mostrate prima. Per intenderci però, non c'è il nudo mai visto anche perché l'intento di questo catalogo da cui poi nasce la mostra è quello di mettere insieme dei documenti e per la prima volta c'è una specie di catalogo ragionato in cui io ho scritto 30 pagine dove per ogni fotografia c'è una scheda che spiega perché è stata fatta la foto, dove, per chi, come, insomma una cosa del genere su Francesca non è mai stata fatta, non esiste al mondo un lavoro così su di lei, neanche in America. Questo è il vero lavoro e il vero punto inedito, invece questa cosa che è uscita su Repubblica.it è stata una notizia che un'agenzia Ansa ha riportato da informazioni date da un mio amico ma lui poverino non ha capito bene la cosa, non nei termini in cui è stata concepita e si è sviluppata e che ho raccontato ora a te; tra l'altro ho visto che è uscita anche la frase che si è uccisa, beh, ecco, io mai avrei usato una frase simile; quando l'ho fatto presente mi hanno detto "sai, è perché ci vuole il 'gancio'... sì, ho detto io 'tu agganci però questo non è il mio stile'; io ho fatto due comunicati stampa di cui uno per gli amici che è ancora più sobrio di quello per i giornalisti ed è anche più poetico".

Poetico sì, credo che Giuseppe abbia usato il termine giusto, poetico, come, al di là di tutto, è stata poetica la storia che ha intrecciato i loro destini, poetica, come è sempre poetica un'amicizia, quando è vera.

Monica Cillario

Inaugurazione 23 maggio 2011
Il Museo del Louvre, via della Reginella 25-28, Roma
dal lunedi al sabato dalle 11.00 alle 19.30