Boldini e la Belle Époque

BoldiniA Villa Olmo, uno dei centri espositivi più importanti d'Italia, dopo gli appuntamenti dedicati a Miró, Picasso, Magritte, agli Impressionisti, a Chagall, Kandinsky e Malevich, a Klimt e Schiele, e a Rubens, le sale della settecentesca villa si aprono ai capolavori di Giovanni Boldini e ad altri straordinari artisti italiani, protagonisti della Belle Èpoque, dal 26 marzo al 24 luglio 2011.

Mademoiselle De Nemidoff, 1908La mostra a cura di Sergio Gaddi, assessore alla cultura del comune di Como, e di Tiziano Panconi, fra i maggiori esperti della pittura italiana dell'Ottocento, è ideata e prodotta dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Como, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Regione Lombardia e con il sostegno di Unicredit in qualità di main sponsor. Anche quest'anno, all'esposizione si affianca, come evento parallelo di approfondimento didattico, un progetto teatrale, a cura di Teatro in Mostra di Como, dal titolo Café Belle Époque, nato da un'idea di Laura Negretti, in collaborazione con Alessandro Baito e con la regia di Eleonora Moro. La vicenda si svolge all'interno di un caffè parigino, luogo di incontri e di scambio di idee artistiche, politiche e poetiche, i cui protagonisti sono Violetta, una donna risoluta e Alfredo, perfetto interprete dello spirito romantico della Belle Époque. Una storia che rappresenta la metafora ideale di quel tempo in cui sotto lo sfarzo, vivevano migliaia di contraddizioni e ombre, la miseria e la corruzione. Dell'evento teatrale sono state fissate quattro repliche (info www.grandimostrecomo.it). Inoltre al bookshop è presente il catalogo della mostra edito da Silvana Editoriale.

La mostra si estende in ordine cronologico e si compone di 120 capolavori, di cui 60 quadri di Giovanni Boldini, uno degli indiscussi protagonisti della scena artistica italiana ed europea di fine '800 e inizio '900, e le altre 60 opere dei più importanti artisti di fine Ottocento italiano, consentiranno di ripercorrere, a livello figurativo, l'evoluzione del gusto pittorico che si diffuse in tutta Europa e che rappresentò i cambiamenti di questo nuovo mondo, di questa nuova società. Il mito della Belle Époque si intreccia con il genio di Giovanni Boldini: l'energia creativa e la fiducia ottimistica a fronte del progresso tecnologico, della scienza, dell'aumento della produzione e della ricchezza apportata dalla Rivoluzione industriale vengono esaltate dalla velocità guizzante di una pennellata inconfondibile, che esprime la bellezza e la gioia di vivere (Sergio Gaddi) della nuova classe sociale, la borghesia. Letteratura e moda, musica e arte, lusso, caffè e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile. Parigi è il teatro privilegiato delle esperienze culturali internazionali, molti artisti raggiungono la metropoli francese. Sono gli anni nei quali lo sviluppo della tecnologia rivoluziona i modi di vivere, i costumi, creando una prosperità e un benessere individuale prima sconosciuti. La donna è consapevole di un fascino non più solo domestico che cresce di pari passo al ruolo sociale, verso una propria emancipazione.

Signora dagli occhi pervinca, 1885Giovanni Boldini a vent'anni lascia Ferrara per Firenze, dove diventa amico di Michele Gordigiani, Telemaco Signorini e Cristiano Banti, esponenti di prestigio del gruppo d'avanguardia, che era appena stato definito dei macchiaioli. Boldini in un primo momento aderisce al movimento e contribuisce in modo significativo alla definizione della sua poetica, ma in realtà non si sente mai del tutto integrato. Certamente frequenta gli ambienti del Caffè Michelangiolo e del Caffè Doney, percepisce il fascino della pittura tonale che i macchiaioli elaborano dopo l'invenzione di Giovanni Bellini, Giorgione, Lorenzo Lotto e poi di Caravaggio. Proprio Caravaggio, nel Fanciullo morso dal ramarro, dipinto attorno al 1595, rappresenta il ragazzo nel momento esatto in cui viene morso, mostra come il giovane si scompone, presenta la reazione del volto, la smorfia di disgusto. Ed è esattamente la scintilla che Boldini riesce a cogliere e a trasmettere nei suoi grandi ritratti che fissano l'istante della bellezza nel movimento, spesso imprevisto. Ma a differenza dell'approccio dei suoi amici macchiaioli, che si concentrano soprattutto sulla manifestazione della luce inserita nella natura, bilanciando i campi di colore per far durare il momento dell'osservazione, Boldini compone la bellezza umana nello spostamento fisico dell'attimo sfuggente.

In questo momento, Boldini percepisce che lo spirito del tempo non è più nella città toscana, coglie con una sensibilità acuta che il vento della modernità sta soffiando da un'altra parte. L'artista inizia a viaggiare per l'Europa spinto da un'inquietudine che si placa, apparentemente, solo quando si stabilisce definitivamente a Parigi nel 1871 dopo una breve parentesi londinese. Superato il periodo della pittura alla maniera settecentesca sostenuta dalle richieste del mercato e voluta dal mercante Goupil, lo stile che l'artista esprime nel pieno fulgore dell'esperienza parigina non è per nulla superficiale, ma del tutto naturale e contemporaneo. Boldini, infatti, non imita il reale né lo riproduce, ma aggiunge vita alla vita. La sua spiccata libertà di spirito gli permette, pur vivendo a Parigi, di riuscire a stare al di fuori delle seduzioni impressioniste così come, durante il periodo toscano, riesce a non farsi mai coinvolgere pienamente dalla logica espressiva dei macchiaioli. Ma l'intuizione di colorare le ombre, di trasferire nella pittura il rapporto della visione e del naturale, che sarà poi la vera cifra stilistica dell'Impressionismo e che influenzerà pure Zandomeneghi, non coinvolge il nostro peintre italien de Paris, che riesce a essere sempre totalmente autonomo. E anche la profonda amicizia con Degas si comprende ancora di più alla luce della tecnica del francese, del suo essere alla costante ricerca del movimento tracciato dalle gambe e dalle braccia delle ballerine. Anche Degas, infatti, si trova a dover dialogare con l'Impressionismo senza mai essere stato un pittore di quella corrente - come Manet, Monet o Renoir - ma sentendosi invece decisamente vicino a Giovanni Boldini. Certamente il ferrarese coglie la dinamica della rappresentazione istantanea, la vita irripetibile e fugace, ma a differenza dello stile en plein air degli impressionisti, peraltro vicino alle suggestioni campestri dei macchiaioli che aveva appena lasciato, Boldini predilige invece l'interno dello studio, lGiovanni Boldini, Berthe che leggea ricerca della mobilità della bellezza letta nella dinamica della città. L'artista coglie il motivo del vero, la sua pittura è basata sulla velocità d'esecuzione e i soggetti sono soprattutto donne, sottratte dalla quotidianità alla quale era stata destinata dal realismo. Boldini gioca sulle corde della sensibilità femminile, ma non si limita alla riproduzione della bellezza, indugiando piuttosto sulla consapevolezza di un ruolo, dove il fascino della sensualità è esaltato anche dall'abbigliamento rispondente al gusto della moda. La donna privilegia gli abiti che ne possano valorizzare la figura e svelarne generosamente le grazie. E' una donna spensierata e galante, consapevole della propria forza seduttiva. I corpi traspaiono dalle mussole, dalle arricciature, dai volants e dalle piume in un clima contraddistinto da una sensualità dilagante. I nuovi abiti celebrano la rinnovata snellezza dei corpi e risultano adeguati alle molteplici attività e libertà che, in rottura rispetto al passato, non sono più precluse alle donne. In questo delicato e controverso passaggio dell'emancipazione femminile, la moda acquisisce le sembianze di uno specchio della società: uno specchio ricco di seduzioni per l'arte. Nella stagione della Belle Époque l'arte celebra il mito della femme fatale, della donna di charme. Ma c'è sempre qualcosa di conturbante nella donna di Boldini, e sembra che anche le modelle più algide e aristocratiche abbiano in realtà l'inconfessabile desiderio che la pittura sveli o lasci almeno intravedere la parte più intima della loro personalità, la zona d'ombra legata alle passioni più vere e laceranti. La rappresentazione della passione in perenne conflitto con la ragione è uno dei temi più interessanti della storia dell'arte.

Nella Ville lumière Giovanni Boldini intreccia la relazione sentimentale con la contessa Gabrielle de Rasty dopo il rapporto con la modella-musa Berthe. Il suo atelier sarà lo spazio dove prende forma la sua predisposizione a cogliere la bellezza, qui sposerà la giovane giornalista Emilia Cardona.
Mondanità e modernità sono i confini dello spazio pittorico di Boldini.
Il 27 luglio del 1940 muore la poetessa e intellettuale americana Gertrude Stein, che aveva scritto: Quando i tempi avranno situato i valori al loro giusto posto, Boldini sarà considerato il più grande pittore del secolo scorso. Tutta la nuova scuola è nata da lui, perché egli, per primo, ha semplificato la linea e i piani.

Como, Villa Olmo
Via Cantoni, 1

AR-Redazione ITM